Alberto D'Amico e i TACABANDA

I Tacabanda incontrano Alberto D'Amico

Roberto Gandolfo racconta il sodalizio artistico con il grande cantautore dialettale veneziano

Con il senno di poi, posso dire che l'aver conosciuto personalmente e ancor più l'aver fatto musica con Alberto D'Amico rimarrà nella memoria dei Tacabanda come il coronamento di un sogno. La cosa mi è venuta in mente dopo aver ultimato la registrazione in studio del pezzo Ariva i barbari in cui Alberto ed io ci alterniamo nel cantare l'uno le strofe dell'altro. Mi sono ricordato di quando eravamo ragazzini e i primi accordi (probabilmente sbagliati e sicuramente zappati sulle corde) delle cantate in compagnia, mentre il sole scendeva e faceva brillare il canale della Giudecca, erano proprio quelli di Giudeca, Cavarte dal fredo e ovviamente Ariva i barbari. Tutti pezzi di Alberto che al tempo conoscevamo tutti. Cosa avrei potuto pensare allora se qualcuno mi avesse detto che avrei cantato un pezzo con lui? Sarebbe stato un sogno!

E come abbiamo incontrato Alberto? Per colpa di un sogno! Un sogno di Pietro "Totò" De Conciliis, cofondatore, musicista e produttore artistico dei Tacabanda. Sembra uno scherzo, ma è andata davvero così. Un giorno Totò mi telefona e mi dice: "Sai Roberto, stanotte ho sognato che arrangiavamo a modo nostro Ariva i barbari di Alberto D'Amico... datti da fare!"

Al momento rimasi perplesso, poi più ci pensavo e più la cosa mi piaceva. Condivisa l'idea con il resto del gruppo, ci siamo attivati per rintracciare Alberto, cosa non facile, dato che vive abitualmente a Cuba. Poi, per una strana combinazione di amicizie e passaparola, una mattina il suo editore mi chiama e mi dice: "Senti Roberto, Alberto è appena arrivato a Venezia, chiamalo!" Ovviamente non ci ho pensato su neanche un istante. Non ci eravamo mai conosciuti prima, ma dopo cinque minuti al telefono, a me sembrava di parlare con un amico di vecchia data che non sentivo da un pezzo. Di lì a qualche giorno ci siamo visti per la prima volta, erano i primi di Giugno 2019. Altra strana combinazione: D'Amico, a Venezia, abita a cento passi dalla casa dove sono nato io e poco più in là abitava Totò.

Alberto ha subito accolto con entusiasmo la nostra idea e abbiamo subito iniziato a lavorare. Totò ha messo in cantiere un nuovo arrangiamento, io mi sono pure spinto oltre e mi sono permesso di aggiungere al testo originale del maestro due strofe. L'intento era quello di riportare ai giorni nostri il brano che, come riferisce l'autore, è una canzone che si presta continuamente ad essere attualizzata, una sorta di work in progress continuo sulla storia di Venezia partendo appunto dalle invasioni barbariche e la fuga delle popolazioni che si rifugiano fra le barene della laguna.

Non sappiamo dove e a che cosa ci porterà questa avventura, ma l'importante è partire, spinti da una incolmabile curiosità, con la voglia di fare nuovi incontri. A bordo della nostra piccola barca a remi, lentamente, cercheremo di cantare le nostre storie su tutte le rive alle quali riusciremo ad approdare.

Misurarci con l'autore non è certo stato facile, ma ad Alberto è piaciuto il modo in cui abbiamo reinterpretato ed esteso il suo famoso brano e alla fine l'ha pure cantato con noi. È nata così una bella amicizia e la voglia di tutti di coltivare questo progetto assieme. Alberto ha ancora lo spirito di un ragazzino ed è sempre pronto ad entusiasmarsi quando si parla di musica e di condivisione di valori comuni. Per noi è stato un incontro magico, fonte di crescita personale ed artistica. Per la prossima stagione vorremmo proporre uno spettacolo assieme, in cui suoneremo i brani classici di Alberto, oltre al repertori e i nuovi brani dei Tacabanda che stiamo ultimando.